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"Scasada del Zenerù" e "A te Pumba me'..."

Lettera della comunità di Ardesio agli Alfedenesi e ringraziamenti dell'Amm.ne comunale di Alfedena alla delegazione

Data :

5 febbraio 2025

"Scasada del Zenerù" e "A te Pumba me'..."
Municipium

Descrizione

SCASADA DEL ZENERU’ A TE PUMBA ME’
Ardesio 31 Gennaio – Alfedena 28 Febbraio

 

Il 31 gennaio u.s. una delegazione del Comune di Alfedena, nelle persone del Sindaco Luigi Milano, dell’Assessore Angela Spada, della Consigliera Anna Iacobucci e dell’ufficiale d’anagrafe nonché responsabile della Biblioteca Comunale Sig.ra Leondina Crispi, ha partecipato alla “Scasada del Zenerù” dopo l’invito dell’Amministrazione comunale, della Pro loco di Ardesio (BG) per il tramite del Prof. Giovanni Mocchi, studioso di antichi riti e tradizioni agro-pastorali, per le assonanze tra la loro festa e il nostro “A te Pumba me’…”

Vogliamo condividere con voi la lettera che la comunità di Ardesio ci ha donato.

Ne approfittiamo per ringraziare chi ci ha accompagnato in questa bella esperienza:

Claudia Crispi per lo Sci Club Alfedena, Teresa Fortunato per l’associazione Mani Colorate, Angela Rita in qualità di genitore di Aurora D’Annunzio che ha vestito i panni dell’Albero Fiorito e Arianna Calabrese che ha impersonato la Dea Pomona.

Ringraziamo di cuore Luca e Francesco Belli che hanno custodito con cura nel corso degli anni i gilet da pastore, creati nel 1996 dall’associazione LaboArt, ad opera di Giulia Monacelli e che hanno riconsegnato ad uso della comunità alfedenese.
Chiunque avesse materiale inerente tematiche agro-pastorali da voler donare può consegnarle presso la sede comunale.

Grazie a Federico Varallo per i campanacci, oggetto di attenzione dal Prof. Mocchi in quel di Ardesio.

Grazie a Giovanni Crispi per le corna di cervo.

Grazie a Marisa Rita per aver arricchito la coroncina della Dea Pomona e per aver creato la falce di Vertunno, impersonato da un ragazzo di Ardesio, che ringraziamo infinitamente.

Un ringraziamento speciale a Leondina Crispi per aver prodotto tutta la documentazione necessaria, in tempi brevissimi, sulla storia del rito di “A te Pumba me’…” che sono stati consegnati alla Comunità di Ardesio (Sindaco, Pro Loco, Scuola Primaria e Scuola Media e al Prof. Giovanni Mocchi) e che ha relazionato durante il convegno di presentazione del gruppo di Alfedena alla comunità Ardesiana.

 

 L’Amministrazione Comunale

 

Testo della lettera della comunità di Ardesio alla comunità di Alfedena:

Alla Comunità di Alfedena

Sono molti i motivi per i quali dobbiamo un grazie di cuore per aver voluto partecipare alla Scasada del Zenerù. Ci separa una distanza di 800km, vi siete impegnati in tempi brevissimi per realizzare i costumi, per organizzare una delegazione e per riproporre anche qui la vostra sfilata. Questa immediata intesa a distanza forse nasce dal fatto che i nostri borghi, pur lontani e fino ad oggi a noi del tutto ignoti, hanno significative affinità. Entrambi viviamo in area montana, con problemi demografici e occupazionali simili, ma proprio per questo condividiamo una forte resistenza nel radicamento al nostro territorio e nella conservazione della nostra memoria collettiva. La nostra ricchezza sono i paesaggi, la coesione social, le tradizioni, i prodotti della terra la nostra unicità. Sono risorse preziose che per essere valorizzate hanno bisogno di tutto il nostro entusiasmo e di grande creatività.

I nostri riti di risveglio della Natura hanno radici comuni: sono celebrati all’ultimo giorno del mese considerato fine dell’inverno per noi il gennaio di rimembranza celtica, per voi il febbraio sannitico-romano; sono avvolti dal rombo di campanacci, corni e strumenti vari; sono dedicati ad entità invisibili che poi abbiamo entrambi sentito l’esigenza di personificare nei personaggi del Zenerù e in quello della Dea Pomona. Certo il nostro Zenerù, Gennaione nel nostro dialetto, è l’entità negativada scacciare, mentre la vostra Signora dei frutti è già radiosa dea della primavera.

Va ricordato che in alcuni paesi della Bergamasca, come nella vicina Dossena, per le vie  e le frazioni si caccia proprio febbraio e si chiama marzo con campanacci e corni. Siamo tutti eredi di una cultura agro-pastorale che per alcuni aspetti è sovracontinentale. Ovunque, dal Nepal, all’Africa, all’Europa, all’Italia rurale i campanacci hanno avuto il ruolo di strumenti rituali con la funzione di allontanare con il loro suono il male e di attrarre le forze benefiche. Il loro fragore segna il momento epico del passaggio dall’inverno alla primavera, dalla morte della natura alla sua rinascita, dal male al bene, dal buio alla luce, dal vecchio al nuovo. E’ non un bene-dire, ma un ben-suonare, è forzare al risveglio la natura con la energia vitale della vibrazione sonora. E’ in altre parole un atto magico, come lo sono molte manifestazioni della cultura rurale, sempre disposta a far proprie formule tra il magico e il religioso. Il dono che fate oggi alla comunità di Ardesio e alle tante altre piccole comunità che si radunano da tempo immemorabile una sera all’anno per celebrare la loro “strana usanza”, come la chiamano gli antichi studiosi, è un dono prezioso. Se ad Alfedena si celebra il culto della Dea Pomona è segno che si trasformano in certezza le supposizioni che vogliono far risalire a più di 2000 anni questi rituali che né le autorità ecclesiastiche, né quelle civili, né Napoleone, né la modernità sono riuscite a soffocare.

Lunga vita dunque al Zenerù e lunga vita a Pomona!

Venerdì 31 Gennaio 2025

La Comunità di Ardesio

 

Ultimo aggiornamento: 6 febbraio 2025, 12:40

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